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Daniele Crespi (Busto Arsizio 1598-Milano 1630), La Cattura di Cristo, olio su tela, 35×27 cm.
Non sono noti il luogo e la data di nascita del pittore, che in base ai documenti a disposizione si considera nato a Milano negli ultimi anni del Cinquecento. Apparteneva ad una famiglia di pittori originaria di Busto Arsizio, cui apparteneva anche uno dei suoi maestri,Giovan Battista Crespi detto il Cerano (Romagnano Sesia, 1573 – Milano, 1632).
Belloccio, sciupafemmine e anche un tantino sadico. Daniele Crespi, pittore cult del Seicento lombardo, fu il classico artista maledetto. Almeno questo dice la leggenda. Che gli ha appioppato l’ etichetta di genio sregolato, enfant terribile della pittura italiana all’ epoca della Controriforma. Il realtà la figura di Daniele sfugge a un preciso riconoscimento. Colpa della sua indole versatile, capace di spaziare dal ritratto patinato alla più cruenta delle scene mitologiche.
Un pittore che nei suoi racconti sa andare oltre il racconto stesso, oltre il momento, oltre l’avvenimento casuale, oltre il pretesto pittorico.
Poco importa allora se ha saputo con sensibilità e pazienza filtrare la cultura lombarda e riorganizzare la sua pittura a partire da un certo naturalismo gaudenziano, poco importa se nel cogliere certe dinamiche emiliane ha ripreso dal Correggio o a un Lanfranco l’abilità delle visioni a scorcio e la luminosità delle coloriture o se apparentemente transitato attorno ad accadimenti liguri ha saputo attingere al momentaneo passaggio di un Rubens o di un Van Dick.
Il nostro autore è così pienamente consapevole delle sue capacità e conoscenze da elaborare una sua sintesi pittorica in grado di ribaltare il senso trascendente della religiosità in una più visibile immanenza dove il racconto storico si fa struggente umanità e dove la particolarità della narrazione dona agli oggetti, ai particolari, un senso di verità e di veridicità analogo a certe composizioni caravaggesche.
La sua arte, caratterizzata da un profondo ascetismo morale e da una forte attenzione al reale, risulta approfondita non solo nell’ambito lombardo, dove lavorò, fra gli altri, ai cantieri del duomo e di Santa Maria della Passione a Milano, e alla certosa di Pavia, ma in tutte quelle esperienze che ne hanno determinato l’originalità: dal supposto viaggio a Genova del 1622 all’incontro con Velázquez, dalle committenze dei grandi Ordini religiosi alla formazione di una scuola che ne proseguì i dettami.